Cast
Massimiliano Cangenua; Giovanna Cavalletti; Rossano Graciotti; Antonio Lambertucci; Liliana Orizi; Luca Paolinelli; Raffaela Pierdominici; Sara Scalzotto.
Regia & Produzione
Regia e Scenografia: Massimiliano Cangenua; Aiuto Regia: Francesca Ciancio; Colonna Sonora: M° Adalberto Guzzini: Musiche: Flavia Stoppa; Esecutore Colonna Sonora: M° Emiliano Giaccaglia; Costumi Femminili: I.S.I.S. Osimo; Pianoforte: Yamaha Rossini Pianoforti; Service Audio/Video: Dodo s.r.l.; Elementi di scenografia in Legno: ArtLegno s.n.c.; Stampa e Grafica: Brillarelli s.n.c.; Mobili: Emoplast S.r.l.; Gioielli in Oro: Alessia Gioielli; Argenteria: Carazzini Gioielleria; Tessuti: La Firma; Acconciature: Chantal; Fiori e piante: Fioreria del Teatro; Pietanze: Caffè del Corso; Quadro: M° Lucio Paglialunga; Pianista in scena: Alberto Borghetti; Backstage: Daniela Roncaglia, TRUCCO: Stefania Pierini; Botteghino: Sandra Ciancio, Danilo Roncaglia.
Appunti di Regia
In un’epoca senza ideali e senza sogni, quale è questo inizio di terzo millennio, il Gioco dell’apparenza governa la vita degli uomini. Nulla o quasi sembra essere cambiato dal 1895, nonostante tutti i colossali eventi socio culturali dello scorso secolo. Si riparte dal 25 maggio, e precisamente dopo 110 anni esatti dalla condanna definitiva di Oscar Wilde per omosessualità e dalla dismissione dai cartelloni teatrali dell’Impotance of Being Earnest. L’opera era andata in scena la prima volta il 14 febbraio 1895, la quale Prima fu un trionfo di pubblico e di rappresentazione; al momento della condanna del suo autore fu interrotta alla sua 66ª rappresentazione. Questa sera mi accingo a ripartire con una speciale 67ª performance così da ridare degno lustro ad un autore brillante quanto piacevole quale è Oscar Wilde. L’attuale cast di attori è nato tra l’estate e l’autunno del 2004; 110 anni prima Wilde, nella località di villeggiatura denominata Worthing, e nello stesso periodo stagionale, si accingeva a scrivere l’Importance. Credo che , se non proprio lo Spirito, almeno una strana casualità lega l’opera di Wilde alla rappresentazione di questa sera; anche perché le date sono coincise per eventi terzi e non per scelta predeterminata. La regia è molto elaborata; innanzitutto il testo della rappresentazione è al 99% fedele al testo definitivo dell’autore; tutto quanto però si articola in un ritmico e ben preciso gioco di tempi logico-scenici. I tre atti sono accorpati in due, tra i quali il primo è molto corposo e strutturato e il secondo più breve e dinamico, tanto da scorrere via con estrema fluidità e velocità. La piece dura circa 2 ore. Nel primo atto la scena è divisa in due locazioni ben distinte: la casa di Londra di Algernon Moncrieff e il giardino della casa di campagna di Jonathan Worthing. Si parte con una scena a temporale, quale è il dialogo satirico sociale tra Algernon Moncrieff e il suo maggiordomo Lane, per poi passare subito alla complessa evoluzione dell’opera articolata nei suoi tempi alternati. A destra dello spettatore abbiamo il tempo presente dell’atto; invece alla sua sinistra si svolgono, a determinati intervalli, scene pre o post temporali connesse logicamente con le situazioni verbali dello svolgimento del tempo presente. In sintesi a destra dello spettatore si svolge l’opera essenziale ed a sinistra vengono rappresentati antefatti o eventi postumi: questi passaggi sono studiati con un millimetrico quanto laborioso gioco ad incastro tra i vari dialoghi. Il lavoro attoriale invece si articola in un lavoro di ritmo e di contrasti tra l’emozione espressa da ogni singolo personaggio nello svolgimento delle sue passioni o coinvolgimenti emotivi e la forte sub-satira del testo; questo contrasto riproduce quel Pirandelliano effetto dell’avvertimento del contrario, quale è l’ilarità nello spettatore. L’attività attoriale è accompagnata da piacevoli atmosfere musicali realizzate dalla giovane compositrice Flava Stoppa e riprodotte dal vivo su pianoforte a mezza coda Yamaha dal bravissimo 1° allievo del Maestro Giaccaglia: Alberto Borghetti. Queste musiche sono state introdotte in modo da accompagnare in una stretta relazione ritmica la recitazione degli abili attori. Invece le musiche della colonna sonora dell’opera sono dell’internazionalmente famoso compositore Adalberto Guzzini, il quale ha concesso e tradotto due sue precedenti opere (Trivel Time e The Glass is Falling) per organo elettronico per il pianoforte ed a realizzato, per la rappresentazione di questa sera, uno stupendo valzer che ha registrato alla Siae con il titolo “Lord Massi”, in omaggio al sottoscritto regista. Per la colonna sonora ne ho richiesto l’esecuzione al famoso quanto eccellente Maestro di Musica Emiliano Giaccaglia, il quale suonerà dal vivo con il Pianoforte presente nella scenografia. Per quanto riguarda gli attori la mia scelta è stata fatta secondo il tipo; cioè cercando di prendere attori che con la loro personalità naturale andassero a ricadere in quella del proprio personaggio scenico come una chiave con la propria serratura; l’età degli attori va dai 65 ai 17 anni, la medesima è perfettamente combaciante con quella dei rispettivi personaggi scenici; l’area geografia di provenienza degli stessi è estesa per tre quarti delle Marche. Il training adottato, per la preparazione e formazione degli attori, è stato personale e diversificato per singolo attore/personaggio; poiché credo che non esista un metodo unico di preparazione, ma esistano modelli relativi alle situazioni e alle personalità degli attori. Inoltre si è lavorato sulla necessaria sinergia del gruppo e sull’armonia del collettivo. Secondo me il Teatro è una licenza poetica; un luogo prima di tutto mentale, dove la persona/attore può esprimere quelle parti di sé, latenti e non; le quali potenzialità, nella vita privata del singolo, sarebbero difficili da riprodurre efficacemente. Molti fanno spettacolo; pochi fanno Teatro. La dizione è stata rispettata e curata. Il rumore linguistico corporeo degli attori è stato eliminato in modo capillare ed attento. Durante la fase di training attoriale mi sono avvalso dell’ottimo supporto della Dott.sa psicologa Francesca Ciancio, la quale è riuscita ad essere un valido filtro tra la figura del regista e quella degli attori; ruoli spesso in difficile armonia lavorativa in teatro. La scelta delle luci, vede un’alternanza di caldi e di freddi in base ai caratteri dei personaggi e delle situazioni sceniche. La sopraccitata scenografia è così articolata: le due scene hanno come sfondo due retroproiettori (3×2 m.) dove vengono riprodotti dei fondali dinamici ( es. camino acceso; alberi in leggero movimento etc.) accompagnati dai rispettivi suoni ( es. scoppiettio del fuoco; fruscio degli alberi etc.) in modo da colmare il silenzio scenico, il quale spesso è nemico del ritmo recitativo; a bordo del giardino vi è collocato, nascosto tra le piante un diffusore di essenze in modo da coinvolgere delicatamente anche l’olfatto dello spettatore cercando così di coinvolgerlo il più possibile nell’ambientazione scenica; il pianoforte a mezza coda fa da trade union tra le due ambientazioni e nel giardino sono poste piante e fiori veri. La scenografia del secondo atto vede sempre le scene divise a metà, ma questa volta tra il giardino e l’interno casa di campagna del Sig. Worthing, il tempo di rappresentazione del secondo atto è il presente, e il tutto si svolge in un dinamico climax narrativo e recitativo. Tuttavia nel secondo atto l’ambientazione del giardino viene spostata e collocata alla sinistra dello spettatore, dopo però aver subito un cambio di prospettiva di 360° dal precedente atto, in modo da indurre lo spettatore a vedere le vicende da un ulteriore punto di osservazione. La disposizione degli oggetti, dei mobili e delle piante del giardino sono studiate in modo da non creare confusione o problemi di esecuzione attoriale, ma anzi una prospettiva scenica articolata e gradevole. I mobili e gli oggetti di scena sono: alcuni del 1700 altri del 1800; gioielli e argenteria sono veri e di notevole valore scenico ed economico. Per quanto riguarda i costumi, i cappelli e le borse; essi sono stati realizzati da professionisti del settore e le stoffe sono di alta qualità tra cui anche ottima seta e ottimo velluto, inoltre sono stati rispettati appieno gli stili e i disegni dell’epoca vittoriana. Le pietanze sceniche sono fedeli al testo e sono realizzate appositamente da esperti del settore. La scelta del quadro del Maestro Lucio Paglialunga intitolato “L’attesa” e con soggetto un nudo di donna stilizzato, non è casuale: esso rappresenta un inno alla bellezza, un invito all’Amore vero quale è in realtà questa profonda quanto leggera opera di Wilde; inoltre con i suoi colori accesi è in piena sintonia con la Primavera inoltrata e le passioni che si porta con sé questa stupenda stagione. La doppia e incerta prospettiva, nella quale è realizzato il dipinto, richiama una certa diffrazione temporale simile a quella messa in scena. Inoltre il titolo stesso del quadro richiama l’aspettativa di questo lavoro di regia che per il sottoscritto, a causa di variopinti motivi, si è articolato nell’arco di due anni e mezzo. La mia scelta di non tradurre il titolo originale è avvenuta per la scarsa capacità della lingua italiana di tradurre in modo piacevole questa espressione inglese che vuole sì parlare dell’importanza di essere onesti, franchi, affidabili, etc.(Earnest), ma anche giocare sull’assonanza sonora di questo attributo inglese con il nome Ernest e il gioco degli equivoci che questo nome crea durante l’intera rappresentazione in inglese; pertanto la mia scelta non contrasta con molte altre fatte da case di distribuzione cinematografica per alcuni film stranieri, il cui titolo era difficilmente traducibile. Bensì per lo svolgimento scenico in italiano ho preferito il nome Onesto al nome Ernest, poiché ben si adatta al gioco di essere e/o di chiamarsi Onesto; per gli altri nomi ho preferito lasciare l’elegante versione inglese; poiché argutamente l’autore ha legato ciascun nome ad una specifica località o carattere, dando così una doppia valenza allo stesso. Traducendo il nome in Onesto Worthing ho mantenuto sia l’originalità e particolarità del nome, di cui le protagoniste si innamorano, sia ho voluto riprendere, a mio modo, l’intelligente espediente letterario di Oscar Wilde avendo entrambi gli Onesti, le stesse iniziali ed il carattere della brillante personalità del loro creatore narrativo. Altresì ho preferito tradurre il sottotitolo A trivial comedy for serious people, in modo da far intendere al pubblico che si tratta di una commedia impegnata. Infine per quanto riguarda la trasformazione del nome dell’amico immaginario infermo Bunbury in Bumbury essa è stata fatta, come altri traduttori prima di me, per permettere una sana dizione italiana. Accingendomi a concludere ringrazio il notevole sostegno e la grande fiducia concessa al sottoscritto dall’associazione culturale Teatro Aperto di Osimo, i suoi soci tutti, e mi sia concesso un grazie particolare al Presidente Maria Antonietta Canapa, la quale ha sempre creduto in me, nonostante i periodi difficili e le scelte coraggiose. Il lavoro lo dedico a Giorgia Ghirotti; la quale, per motivi tanto divergenti quanto contingenti, mi ha ispirato nella scelta di quest’opera per il mio primo lavoro effettivo di regia teatrale; d’altronde ogni artista ha una sua Musa ideale; e se Catullo aveva Lesbia; Dante Beatrice, Petrarca Laura e Leopardi Silvia; Cangenua ha Giorgia. Prima di congedarmi dalla Vs. persona voglio caldamente ringraziare l’autore Oscar Wilde: per avermi permesso di sorridere e ironizzare sulla società in cui vivo e che a mio modo amo, una società per molti aspetti simile, almeno nei principi, a quella “Wildiana” del 1895; per avermi fatto conoscere Bunbury, senza il quale la mia vita sarebbe estremamente noiosa; e soprattutto per avermi fatto sentire meno solo tra tante persone sole. Nulla è lasciato al caso. Tranne il Destino (Massimiliano Cangenua).
COLONNA SONORA ORIGINALE
M° Adalberto Guzzini